Violenza sulle Donne: uno dei silenzi più dolorosi

Pugni, lividi, contusioni, traumi psicologici e tanto silenzio! Impariamo a non minimizzare questa terribile piaga sociale.

Secondo i dati raccolti, durante una recente ricerca nazionale, risulta che, nel 2014, più di 6 milioni di donne, con un’età compresa tra i 17 ed i 60 anni, siano state vittime di violenze, mobbing, stalking ed abusi.

Una donna su tre, soffre in silenzio!

Un numero veramente sconcertante.

Sono troppe le donne, vittime di violenza, specialmente tra le mura domestiche, oppure che chiedono troppo tardi aiuto, perché terrorizzate dal loro carnefice.

Il più delle volte, si inizia con delle offese, delle ingiurie, dei maltrattamenti verbali.

Il partner diventa sempre più pressante, inizia a controllare tutto, isolando la compagna dal resto del mondo, dalla famiglia d’origine, dalle amiche, dai colleghi, dalla palestra, dagli hobby, ecc.

Inizia la fase della reclusione psicologica.

Il senso di colpa, la solitudine e la denigrazione, diventano le uniche compagne per la donna.

Improvvisamente, arriva la violenza fisica: la ferita più profonda!

Spesso, dopo le violenze, il compagno giustifica il proprio comportamento con delle "false riappacificazioni", promettendo che non accadrà mai più, oppure che si farà aiutare, perché non vuole fare del male alla sua compagna.

La donna crede a queste parole, spera che il suo uomo possa cambiare un giorno e sceglie volontariamente di restare ferma, non rendendosi conto che, in questo modo, diventa lei stessa la prima causa del vortice della sofferenza.

Ma come si può evitare così tanta brutalità?

La parola d’ordine è: chiedere aiuto, rivolgendosi alle persone giuste.

Non dimentichiamo che l’amore, quello vero, non permette azioni del genere.

Amare significa “Amo a stare con te” liberamente, e non “Fai ciò che ti dico io”, questo è sinonimo di possesso.

Nessuna donna è oggetto del proprio compagno!

Denunciare per riscattare la propria libertà

Sapere che per violenza e maltrattamento si intende tutto ciò che implica sopraffazione fisica, psichica, economica e sessuale, vuol dire aiutare le donne ad uscire da questa morsa.

Non solo chi picchia o uccide, è colpevole di reato, ma anche chi insulta e minaccia.

Ad oggi, sembrano ancora poche le donne italiane che hanno denunciato una violenza subìta: secondo i dati Istat, si parla di poco più dell’11%, a livello nazionale.

Perché una donna che subisce violenza non reagisce, ma resta in quella casa, in silenzio?

Questa, purtroppo, è una delle domande che, più frequentemente, ci poniamo, quando ascoltiamo, al Telegiornale, notizie di donne massacrate a calci o a pugni dai propri mariti.

Le vittime, purtroppo, non reagiscono, perché temono ripercussioni ancora più gravi e dolorose per sé stesse e per i propri figli. Questa paura le blocca, rendendole semplicemente impotenti.

Come scoppia così tanta violenza?

Molti uomini sostengono che la causa principale sia il troppo amore verso la propria compagna, la paura di perderla.

Ma siamo sicuri che tutto ciò sia la reale motivazione a queste azioni?

Il più delle volte, un uomo che agisce in modo violento nei confronti della propria compagna e dei propri figli, nasconde un passato a sua volta poco felice.

L’agire con violenza proviene da lontano, da un padre, a sua volta, aggressivo e violento: una catena che, purtroppo, non è facile spezzare.

Esistono differenti forme di violenza:

La violenza fisica corrisponde a tutte quelle azioni che portano a spaventare la vittima, quindi non solo ceffoni, calci, pugni, morsi, ma anche minacce, urla, calci alle porte, mani al collo o al braccio, ecc.. che portano a terrorizzare la donna, in modo da tenerla costantemente sotto controllo.

Queste sono tutte forme di violenza fisica e verbale che possono produrre conseguenze sia visibili che non. sulla vittima.

La violenza psicologica, invece, è una delle più potenti strategie di controllo. Chi maltratta è consapevole delle proprie azioni; c’è la volontà di sopraffare la donna, tramite strategie umilianti.

L’intento è quello di distruggere la vittima, sgretolando lentamente le sue sicurezze e la sua autostima.  È come l’acqua che scorre sulla roccia, piano, piano, scava in profondità.

Il ruolo dello psicologo

In caso di violenza, avere un buon sostegno psicologico, è a dir poco fondamentale, se si vuole ricominciare a vivere.

Un bravo psicologo deve formarsi ed informarsi sull’argomento, per essere in grado di aiutare in modo corretto le vittime di violenza e i carnefici.

Davanti ad un fenomeno così in crescita, è determinante trovare bravi specialisti, con specifiche competenze nel settore.

La donna che subisce una violenza ha bisogno di interventi complessi e multidimensionali, che vedono il coinvolgimento di più figure professionali.

Lo psicologo ha il compito di accogliere la vittima e di accompagnarla lungo tutto il suo percorso di uscita dal trauma.

Il percorso terapeutico è finalizzato all'autoprotezione e al benessere della donna e di tutto il contesto che la circonda, ossia i figli.  

Secondo i dati riportati dall'OMS, i bambini che assistono ad atti di violenza in casa, sono più soggetti a diventare violenti in età adulta. Fermiamo questo loop!

Un buon sostegno psicologico, aiuta la donna a prendere consapevolezza delle proprie risorse, per effettuare, in un secondo momento, una rivisitazione critica della propria situazione.

È molto importante che la donna-vittima abbia piena consapevolezza del suo tragico vissuto, anche se fa male. Solo così sarà in grado di non ricadere in situazioni simili o peggiori, in futuro.

Lo psicologo non giudica, ma accompagna!

Ora, spetta solo a te iniziare il percorso: non aspettare, non sperare che le cose cambino da sè, prendi in mano la tua vita ed inizia TU stessa a cambiarla.
Coraggio!


Dr.ssa Luciana Del Grosso
Psicologa Psicoterapeuta a Macerata

AMBITI DI INTERVENTO

Età adulta

  • Depressione e disturbi dell’umore
  • Disturbi d’ansia e attacchi di panico
  • Elaborazione del lutto
  • Disturbi pre e post partum
  • Disturbi dell’alimentazione
  • Disturbi di personalità

Adolescenza

  • Fragilità
  • Disturbi alimentari
  • Problematiche legate all’autostima
  • Disturbi sessuali
  • Isolamento
  • Difficoltà relazionali

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